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Per indicare il senso di orecchio chiuso si utilizza spesso la parola inglese fullness, che letteralmente in italiano si traduce come “pienezza”, ma che è più chiaro se parliamo di ovattamento auricolare.

Questo sintomo è comune a diversi disturbi dell’orecchio e spesso, in via superficiale, viene ricondotto alla presenza di in tappo di cerume o di catarro nell’orecchio esterno. Ma non è così.

Innanzitutto, va chiarito se si tratti di una sensazione soggettiva di pienezza (fullness) o di vera e propria riduzione dell’udito. Se per il paziente tale distinzione non è facile da fare o del tutto impossibile, una visita otorinolaringoiatrica fuga ogni dubbio. Ciò che si va a fare è un esame audiometrico.

In secondo luogo, occorre capire se l’origine del problema sia una cattiva ventilazione della cassa del timpano. In questi casi, l’ovattamento si presenta come episodi transitori ma ricorrenti.
È importante intervenire al più presto poiché tale situazione, nota come insufficienza tubarica, può condurre verso un versamento catarrale o una otite.

Il sintomo fullness viene spesso anche interpretato come idrope endolinfatica, sintomo chiave della malattia di Ménière.

L’unico problema sorge quando l’ovattamento auricolare e la perdita uditiva sono concomitanti. Ma l’otorinolaringoiatra sarà in grado di discernere mediante una serie di esami durante la visita specialistica.